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Ernia inguinale: tecniche operatorie "su misura"
L'ernia inguinale è una patologia estremamente frequente: il rischio stimato per una persona di sesso maschile di sviluppare un'ernia inguinale nell'intero arco della vita raggiunge il 27%. D'altro canto, la riparazione dell'ernia inguinale risulta l'intervento più frequentemente eseguito in tutti i reparti di chirurgia del mondo. Per queste ragioni l'intervento di riparazione di un'ernia inguinale è spesso considerato come una procedura banale il cui risultato favorevole è scontato.
Solo recentemente l'innovazione tecnica e la diffusione di una nuova concezione scientifica nell'approccio a tale patologia hanno favorito l'affermazione di un trattamento articolato, personalizzato per ogni caso.
La ricerca del migliore risultato in termini di durata e affidabilità della riparazione della parete addominale va di pari passo con la tendenza a ridurre al minimo le conseguenze negative dell'atto chirurgico, in termini di dolore post-operatorio e di ripresa funzionale.
Se le tecniche chirurgiche nel corso degli ultimi anni sono divenute sempre più rispettose delle funzioni dell'organismo, lo stesso processo ha interessato l'anestesia, favorendo sempre di più l'utilizzo di anestesie periferiche rispetto all'anestesia generale. Con queste premesse, quasi tutte le ernie inguinali non complicate possono venire trattate in regime di “day-surgery”, cioè con una permanenza in ospedale di solo alcune ore.
Il concetto attuale che ispira la cura dell'ernia inguinale viene definito “tailored surgery”, vale a dire un intervento chirurgico confezionato come un abito su misura, sulla base della convinzione che un unico intervento non può adattarsi né a tutti i tipi di ernia, né a tutti i pazienti.
Le tecniche che vengono impiegate prevedono nella maggior parte dei casi l'inserimento di una protesi, cioè una sottile rete di materiale sintetico, al fine di rinforzare la parete addominale e ridurre il rischio di recidiva.
L'accesso al campo operatorio può avvenire sia per via aperta, cioè attraverso un'incisione della cute e dei tessuti, sia per via laparoscopica, ovvero mediante l'inserimento di cannule che danno passaggio all'ottica di una telecamera e a strumenti lunghi e sottili che permettono di eseguire l'intervento dall'esterno visualizzando le immagini su uno schermo.
La tecnica per via aperta più comunemente impiegata presso il nostro centro è la riparazione secondo Lichtenstein, che prevede l'inserimento di una rete sintetica che viene fissata in sede mediante suture. In alcuni casi nei quali è preferibile evitare l'utilizzo di una rete protesica, può essere eseguita una riparazione secondo la tecnica Shouldice, cioè mediante diversi piani di sutura.
La tecnica laparoscopica impiegata prevede un accesso intraperitoneale (TAPP – Transabdominal Preperitoneal Patch Plasty) o extraperitoneale (TEP - Total Extraperitoneal Patch Plasty). In entrambi i casi il contenuto dell'ernia viene ridotto in addome e la parete viene rinforzata con l'inserimento di una rete protesica tra il peritoneo e la parete addominale.
Le tecniche anestesiologiche, al pari di quelle chirurgiche, offrono un ventaglio di possibilità tra anestesia locale, loco-regionale, sub-aracnoidea e generale.
La chirurgia dell'ernia alla Clinica Salus di Trieste viene svolta nell'ambito dell'attività della Unità Operativa di Chirurgia Generale dal dr. Fabrizio Briganti Piccoli e dal dr. Luca Calligaris.
Entrambi i chirurghi hanno una specifica esperienza in questo campo e, negli ultimi 10 anni, hanno eseguito più di 2000 interventi di chirurgia erniaria.
Le tecniche chirurgiche e anestesiologiche utilizzate e l'organizzazione del reparto sono finalizzate a permettere una ripresa delle normali funzioni il più precoce possibile, permettendo un utilizzo esteso del regime di “day-surgery” in tutti i casi che possono avvalersi di tale opportunità.